MY GLOBAL SELF – Dipingere col vento
A cura di Alimatika
Jay nella mostra My global self – “dipingere col vento” raggiunge la vetta più alta nella sua ricerca di libertà informale e creatività pura. Questo sentimento si è instillato nella sua anima in seguito ad una lunga vita di ligio asservimento alle regole ferree e inprescindibili del destino di “alto livello” deciso più per assecondare i dettami di una famiglia atipica ma formalissima che per realizzare delle aspirazioni proprie. Fin da ragazzo esterna le sue forti pulsioni artistiche e comincia una ricerca formale autonoma durante la quale esplora e fa sue molte tecniche pittoriche. Ma la ufficialità della propria vita esige tutt’altra dedizione. Jay, così, studia economia fino a laurearsi a pieni voti e cominciare una vita, piena di successi, nel campo degli investimenti finanziari. Avendo però, fino dall’infanzia, vissuta una vita errabonda che lo ha visto studiare in Inghilterra, e vivere in Brasile, America , Argentina fino a decidere di fermarsi stabilmente a Roma, l’arte gli si è radicata nell’ anima. Nei lunghi viaggi, nei brevi assestamenti per adattarsi a questo o quel paese in cui vivere, Jay si aggrappa alle proprie pulsioni. Alla propria arte. Al vulcano che è in lui. Un vulcano che vive silente in attesa della “grande esplosione” e che impara a vivere in lui anche a dispetto della fredda routine del mondo finanziario in cui, grazie alla sua importante forza di volontà, ha imparato ad eccellere. Questa eccellenza diventa la chiave di svolta per realizzare finalmente la sua passione di sempre: dipingere. Grazie alla grande capacità professionale unita a non comuni doti di intuito ed intraprendenza nel campo finanziario, Jay trova la necessaria indipendenza, emotiva e psicologica, per rompere quel castello di doveri ed aspettative che così a lungo hanno condizionato la sua vita. Forte del successo e della sopravvenuta indipendenza, l’uomo si ritrova libero di poter scegliere. Libero finalmente di poter esternare le proprie vere aspirazioni e pulsioni, Jay comincia sempre più sovente a misurarsi “apertamente” con le esigenze tecniche che la sua passione richiede per diventare molto più che il semplice sogno di un ragazzo autodidatta. Si getta a capofitto nell’impresa di fare propri stili e metodi. Astrattismo, espressionismo, Rinascimento, pittura in rilievo. Manipolazione di colori e smalti. Raggiunge la capacità di dipinger con una tecnica che suggerisce all’occhio dello spettatore di trovarsi di fronte ad un dipinto-scultura. Le lunghe, spesse linee di colore, che si intersecano nella composizione di immagini realistico-classiche (da rimarcare il grande cavallo rampante di chiara ispirazione Rinascimentale) ricordano, però, anche le liane della foresta Amazzonica (forse retaggio della sua prima infanzia vissuta in terra Brasiliana) e aggiungono forza espressiva allo sguardo del protagonista nell’immagine “Claudio”. Gli anni dedicati alla fredda pianificazione finanziaria danno a Jay non solo l’opportunità economica di raffinarsi come artista ma, soprattutto la grande motivazione per abbandonare quel mondo in cui, avendo eccelso, nulla aveva più ad interessarlo. Abbandona così la finanza per dedicarsi alla libertà della sua necessità espressiva. E comincia finalmente a misurarsi con le sue reali aspirazioni. Questa serie di composizioni astratte colpisce, non solo per la solida chiarezza priva di tentennamenti con cui si materializzano su umili supporti, ma, e soprattutto, la aerea leggerezza con cui le volute si intersecano e paiono volare. Questo effetto di leggerezza che rende la spessa materia cromatica quasi un pindarismo del pensiero è ottenuta dipingendo col vento. Letteralmente. Nella sua ricerca estrema di libertà, Jay ha voluto sperimentare, in questa serie, lieve ed aerea, l’ausilio del vento nello stendere il colore e nel dipanarne lo svolgimento casuale sulla tela in conseguenza al gesto sapiente dell’artista. Fondendo natura e arte in un momento che resterà fissato per sempre negli occhi di chi guarda grazie alla maestria di chi sa usarle per creare emozioni.
Jay Janer è nato a Rio de Janeiro, figlio di un uomo d’affari Svedese e da una nobildonna Italiana ora scrittrice.
Nel 2012 la retrospettiva “My global self – dipingere col vento” è stata presentata al Moscow Museum of Modern Art, con il patrocinio del Governo della Federazione Russa ed il ministero della Cultura.